LETTERA SVENTRATA AI SIGNORI GIORNALISTI
Improponibile pubblica oggi una lettera che un individuo ha deciso di rivolgere agli abitanti del mondo dell’informazione.
LETTERA SVENTRATA AI SIGNORI GIORNALISTI
Egregi signori giornalisti, scrivo questa missiva per manifestare il mio disappunto riguardo al modo in cui avete trattato la vicenda dell’attentato di Brindisi. In questi giorni sui siti dei vostri giornali si sono viste gallerie di foto saccheggiate dal profilo facebook della ragazza rimasta uccisa, Melissa Bassi, si sono lette interviste al suo fidanzatino, si sono potuti vedere anche i video della prima comunione e delle recite scolastiche della vittima da piccola. Questo vi sembra buon giornalismo? Voglio dire, c’era un sacco di altra roba che avreste potuto far vedere! Mi sarebbe piaciuto un servizio più dettagliato sulla sua cameretta ad esempio, cosa teneva nei cassetti? Aveva un diario personale? Cosa c’era scritto? Una buona idea sarebbe stata quella di pubblicarlo interamente e venderlo in allegato con i vostri giornali, perchè no? Le vittime di cronaca nera grazie a voi oggi sono icone pop, i tempi sono maturi per produrne il merchandising. E quanto tempo dovremo aspettare ancora prima di poter vedere i corpi dilaniati delle vittime? Mi sembra ci sia ancora troppo pudore in questo senso, io dico che si potrebbero addirittura riesumare le salme di tanto in tanto per poter monitorare gli effetti della decomposizione e confrontare i cambiamenti dei volti con le foto sorridenti scattate alle vittime quando erano ancora in vita. Un resoconto sulle proprietà organolettiche delle salme inoltre potrebbe soddisfare le curiosità degli appassionati di cannibalismo, che sebbene in minoranza sono più numerosi di quanto non si creda e ignorare le loro esigenze mi sembra una discriminazione bella e buona.
Ecco, questo sarebbe buon giornalismo secondo me. Perchè è questo il giornalismo, no?
Con alopecia
Maurizio Alabarda – sgranocchiatore di biscotti e piccolo vasellame.
Concordo con il Sig. Maurizio, prima di tutto credo che il buon giornalismo è quello che non ti nasconde niente, quindi voglio sapere perlomeno la squadra di calcio degli assassini e delle vittime, qualunque esse siano, il loro gruppo sanguigno e la loro band del cuore. Quando è l’ultima volta se sono stati al cinema e se l’omicidio è successo al cinema, quando è l’ultima volta che la vittima e il carnefice sono andati in piscina. I plastici non li voglio sono del luogo del delitto, ma anche delle singole case, della parrocchia e del minimarket dove la vittima e il carnefice andavano a fare la spesa. Sapere quali erano gli snack preferiti del carnefice, così da capire se la nestleè o la ferrero hanno qualche colpa. E anche la tariffa del cellulare usato dalla vittima, le apps installate sull’iPhone e il loro giudizio sul giornalismo di cronaca.
Ho seguito poco la vicenda di Brindisi, ho avuto, come tutti gli italiani, tante occasioni per apprezzare la cultura, la professionalità e la sensibilità degli operatori dell’informazione.
In occasione dei fatti di Avetrana ho constatato come giornali, trasmissioni pomeridiane e speciali sull’evento abbiano ficcato le telecamere dappertutto, dato dettagli della vita privata ed intima di tutti i soggetti a vario titolo coinvolti (ed anche di soggetti non coinvolti) ma nessuno si è chiesto invece l’efficienza degli apparati e delle tecniche investigative.
Se non fosse stato lo zio Michele a sventolare ai quattro venti il telefonino della povera vittima, saremmo ancora alle ipotesi.
Il caso non l’hanno risolto gli investigatori ma uno dei protagonisti della vicenda.
Nessuno s’è interrogato e nessuno s’interroga. La questione non ha trovato il minimo accenno in migliaia di pagine e di ore di trasmissione.
Il giornalista medio è assolutamente inconsapevole del suo importante ruolo nella moderna società.
Ignorante, raccomandato e probabilmente sotto l’effetto di sostanze. Il giornalista.
Grazie a Trabeo ed agli altri componenti del branco di idioti per l’occasione di esprimere la mia sull’informazione.
Ciao a tutti
Grazie a te Carlo Guida! Ieri ho visto il TG1, parlavano del caso di Sara Scazzi, ecco, insomma, volevo dire. Che dire non sopporto più i giornalisti che usano solamente il verbo al presente anche per parlare del passato.